E’ stata una lunga estate, intensa e coinvolgente. L’anno era iniziato bene, soprattutto dal punto di vista lavorativo. Avevo accettato nuovi lavori, avuto proposte interessanti, avevo tante idee per affrontare la stagione estiva, poi è arrivato il covid e ha spazzato via tutto. Ogni progetto, avviato o da avviare si è fermato. Mi hanno chiamato per la stagione in un ristorante e, dopo aver soppesato pro e contro, litigando spesso con me stessa, ho deciso di accettare.
Una esperienza che mi ha risucchiato in un bioritmo che non era più il mio, andando a letto tardi e alzandomi tardi la mattina. Il risultato è stato uno stato perenne di zombitudine, acuita dal caldo e dalla frenesia della cucina, nonché dai pasti che preparavo diligentemente ogni giorno per gli uomini di casa che rimanevano soli a casa, Non ho mai visto il mare, nè tantomeno il sole, ho avuto tutta l’estate l’abbronzatura del petto di pollo.
A fine stagione, complice l’inizio della scuola e la nuova sveglia alle 6,30, ho cambiato di nuovo orari e regole, Ho cominciato a accusaare i sintomi del jetleg, senza mai uscire da Camaiore. Mi sono ritrovata in costante rincorsa per sistemare la casa, trascurata per mesi, per il lavoro che ho continuato a mantenere e per quello che avevo lasciato. Una lunga pausa dal blog che non riuscivo a riprendere e anche dai social che ho guardato distrattamente ma con i quali non avevo tempo per interagire.
Talmente fuori fase che all’idea di qualche giorno di vacanza ho detto di no. Penso sia stata la prima e unica volta in vita mia che mi tiravo indietro . E’ durata poco però, ho desistito subito e in 2 giorni ho organizzato 4 giorni a Sperlonga nel basso Lazio. Non avevo idea di cosa avrei trovato, mi bastava riposarmi e fare molti bagni in mare.
Ogni viaggio, anche piccolo ti dà qualcosa, che riporti a casa e conservi nel cuore. Sperlonga, Terracina, Gaeta, un litorale lunghissimo, un mare pulito e solo il suono delle onde. Sono stata rapita anche se, come dice la mia amica Greta la zona è un pò selvatica, ma io amo tutto ciò che è “spettinato” ma vero e autentico. Non aspettatevi lusso sfrenato o stabilimenti balneari a perdita d’occhio ma spiagge libere, poco affollate, un mare cristallino pieno di pesci che ti vengono a cercare a riva e il profilo dell’Isola di Ponza davanti.
Sapevo che Greta, amica blogger, aveva un ristorante, allora l’ho contattata per vederla e magari mangiare da lei. Avete presente un tornado? dispiaciuta per non esserci in quei giorni, ci ha organizzato una intera giornata al mare in un posto fighissimo. Quando siamo andati a pagare ci hanno detto che era già tutto fatto. Non ero certa se volessi abbracciarla o strangolarla, probabilmente entrambe le cose. Mi rendo conto che le amicizie nate sul web che un tempo rifuggivo come la peste, sono vere, fatte di persone reali, generose e belle.
Per ringraziarla ho fatto la tiella di Gaeta, presa dal suo blog.
Per la pasta:
600 g di farina setacciata
4 cucchiai di strutto
2 bicchieri di acqua tiepida a 20° C
12 g di lievito di birra
mezzo cucchiaio di zucchero
due prese di sale
per il ripieno:
2 polpi lessati da 500g
1 mazzetto di prezzemolo
1 spicchi d’aglio
1 peperoncino
20 olive nere di Gaeta denocciolate
olio extravergine d’oliva
4 pomodori san marzano maturi
Mettete la farina a fontana con il sale e lo zucchero, nel centro mettete lo strutto e l’acqua dove avrete fatto sciogliere il lievito e cominciate a impastare il tutto fino ad ottenere una pasta liscia e morbida. Dividete l’impasto in 4 piccoli panetti ( ne servono 2 per tiella) che andranno unti leggermente e poi lasciati riposare in un luogo caldo e coperti da un canovaccio pulito per un’ora e mezzo. Cuocete il polpo e fatelo raffreddare nella sua acqua poi tagliatelo a pezzetti e conditelo con abbondante olio, il prezzemolo tritato, lo spicchio d’aglio tritato, il peperoncino tritato, le olive tagliate a rondelle e i pomodori tagliati a pezzetti e ben scolati dall’acqua di vegetazione. Regolate di sale e lasciate insaporire bene il tutto per un’oretta. Passato il tempo necessario alla lievitazione stendete ogni panetto molto sottile e di diametro superiore a quello della teglia che usate in modo che strabordi . Ungete la teglia con un filo d’olio, quindi aiutandovi con il matterello stendete il primo strato di pasta, nel quale verserete il ripieno fino a riempire bene la teglia, coprite con il secondo strato di pasta, ripiegate verso l’interno la pasta eccedente e pizzicandola con le dita create il bordo, bucherellate la superficie e pennellatela con dell’olio. Lasciatela riposare per circa 15 minuti prima di essere infornarla a 200° C per circa 30/35 minuti. Una volta sfornata aspettate un’ora prima di tagliarla e servirla.
4 commenti
adoro i luoghi che hai citato, isole incluse! Sono stata spesso proprio a Gaeta e a Sperlonga, a volte anche solo di passaggio, come tappa verso il sud. Ho dei bellissimi ricordi, inclusi quelli mangerecci naturalmente e la tiella al polpo è proprio la mia preferita!! Mai riprodotta però, mi fai venire voglia di rimettermi a cucinare e a postare…ti abbraccio e spero di risentirci o rivederci presto “di ciccia” 🙂
Sono rimasta molto colpita anch’io da quelle zone, mi è rimasta tanta voglia di tornare e conoscere per bene tutti i luoghi. Ovviamente appena sarà possibile farlo senza restrizioni!. Prova a fare la tiella perchè non è per nulla difficile, poi per una chef come te. Pensavo che potresti declinarla nelle tue corde, con quale acciughina. Spero di rivedere te e tutte le amiche blogger potendoci abbracciare come si deve.
buongiorno, negli ingredienti parli di 4 cucchiai di strutto, ma poi nelle spiegazione della ricetta parli di olio, mi dici quanto olio ci vuole, in sostituzione dei 4 cucchiai di strutto? lo preferisco, anche perchè sono vegetariana e il ripieno sarà di broccoletti e stracchino. un altro classico delle tielle di Gaeta, se non l’hai mai assaggiato, provalo perchè è divino!
grazie
Ciao Barbara, grazie di avermi segnalato l’errore che ho corretto, in effetti io ho usato lo strutto. Puoi sostituire con 4/5 cucchiai d’olio senza problemi. Broccoletti e stracchino deve essere altrettanto buono, mi fa venire voglia di tornare da quelle parti. Un abbraccio.