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Quando mi sono rotta il piede, ho passato il primo giorno a disperarmiper non sapere come avrei fatto a fare tutto, poi, grazie all’aiuto di moltepersone, gli appuntamenti del nanetto con la scuola e quelli sportivi si sonosistemati e io mi sono ritrovata con molto più tempo libero e una gambaingessata da trascinare sulle scale e intorno casa. Se all’inizio, non avere ilcontrollo è disarmante, con il tempo ti abitui così bene che, ritornare allanormalità, diventa faticoso.
In un mese e mezzo il mio cervello si è abituato apensare con la gamba destra e io ho sviluppato tecniche circensi per salire escendere le scale, stirare, rifare il letto e cucinare, nonché fare il bagno,vestirmi, inseguire il cane scappato, sistemare le piante e tanto altro. Non mi sonofatta mancare niente: uscite con le amiche, cene al ristorante, viaggio aRimini, corsi di fotografia a casa di Laura, ricette per il blog e l’MTC,impegni da rappresentante di classe e shopping (online).
In un certo senso,essendo quella con la gamba ingessata, “godevo” di certi piccoli favori e diattenzioni che non ho sempre nelle vita normale e, mi sono talmente abituata che,una volta tolto il gesso, la felicità di aver ripreso la mia autonomia, diguidare di nuovo, di gestire i miei impegni come volevo, si è scontrata con il disincanto.Ora sono esattamente in quel limbo di chi non ha più l’impedimento ma, ancoranon è tornata del tutto come prima perché zoppico e il piede fa male ma, è ingrado di fare ciò che faceva prima e perciò deve pedalare. Non che voglialamentarmi, per carità, è sono una riflessione che faccio con me stessa (più omeno) su come adattarsi ai cambiamenti sia comunque impegnativo, di come ogni volta che si pensa di non farcela poi ritrovi delle energie che non sapevi di avere.Fermarmi per un po’ mi è servito per vedere la vita intorno da un altro puntodi vista, ora però è tempo di ricominciare a camminare e non solo in sensofisico.
Quello che proprio non mi ha mai abbandonato in tutto questo periodo è stata lavoglia di cucinare e, appena ho capito come poterlo fare, ho subito ricominciato, conbuona pace di Giovanni Rana. Una sedia da ufficio, di quelle con le ruote e viaa sfrecciare tra il piano cottura, il frigo e la dispensa.
La ricetta oggi è di quelle da incorniciare perché è laricetta di una nonna, di quelle scritte a mano su un quadernino, di quellesenza dosi precise, di quelle tramandate in famiglia. Ogni volta che pronunciola parola nonna scatta in me, in automatico, una sorta di tenerezza mista amalinconia di chi le sue nonne non le ha mai conosciute ma che le ha cercatesempre in quelle degli altri. Per me nonna significa dolcezza, quella che miamamma mi ha trasmesso parlandomi delle mie. Non le ho conosciute ma in qualchemodo le sento dentro.
La nonna in questione è quella della mia amica Anna chegentilmente, e non senza insistenza da parte mia, ogni tanto mi regala unaricetta. Questa del caffè in forchetta me l’ha data per ben 3 volte perché, ognivolta, la perdevo e come un canetto bastonato tornavo a chiederla di nuovo, poinon trovavo lo stampo giusto, poi non trovavo l’ispirazione e non la facevo mai…….Fino ad oggi. Ammetto di aver sbagliato, dovevo farla prima e ora che l’hoprovata sarà un dolce che proporrò spesso. Alla ricetta originale ho aggiunto 2cucchiai in più per dolcificare il caffè che altrimenti rimaneva troppo amaroper me.
Il set della foto è quello di casa Adani, il caffè inforchetta modello per un suo corso e, con buona pace di tutti….sbranato a merenda…
Caffè 3 macchinette da 6 tazzine
Uova 8
Zucchero 8 cucchiai +2 per il caffè + 2 per il caramello
Preparare il caffè e lasciar raffreddare.
In uno stampo di alluminio versare 2/3 cucchiai di zuccheropoi con l’aiuto di uno spargifiamma mettere sul fornello e aspettare che lozucchero si sciolga a formare il caramello. Far roteare lo stampo e spargerebene.
Lavorare le uova con 8 cucchiai di zucchero, poi aggiungereil caffè e trasferire tutto nello stampo. Il caffè deve essere freddo, almassimo tiepido per non cuocere le uova lavorate con lo zucchero.
Cuocere a bagnomaria. Porre una pentola (verificare lemisure adatte prima) con l’acqua nel forno e accenderlo a 180°C. Inserire lostampo con il budino quando il forno è caldo per circa 40 minuti. Consiglio diverificare con uno stecchino già verso i 30 minuti. Quando lo stecchinorisulterà pulito il budino è pronto.
Questo è un passaggio delicato perché seil budino sarà troppo cotto inizierà a fare delle bolle e si asciugherà mentre,se non è cotto abbastanza, al momento dell’impiattamento crollerà sul piatto daportata.
Appena sfornato metterlo a raffreddare in acqua fredda,bastano due dita. Una volta raffreddato metterlo in frigo per qualche ora,meglio il giorno prima.
Al momento di servire passare la lama di un coltello lungoil bordo e con un’azione rapida e decisa sformarlo sul piatto da portata.
E’ cremoso, morbido e avvolgente come una tazzina di caffè.
12 commenti
Da quando ce lo siamo pappato a casa di Laura, l'ho aspettato per rifarlo per benino … davvero troppo buono!!!
Ho pensato a te Sabrina…..ma anche a Marina che in barba alla dieta l'ha pappato con gusto.
Ecco la donna che l'ha pappato con gusto ! Ma guarda te, non ci si può rilassare e già sono l'oggetto del gossip !! E sono ancora a dieta….ma il dolce è nel forno in questo momento 🙂 E mi marito che si lamenta del fatto che dovrà aspettare solo domani…
Lo sapevo che lo avresti provato, sento ancora nelle orecchie i mugolii di piacere mentre lo assasopravi….in barba alla dieta :P:P:P…..fammi sapere come è venuto. Un abbraccio.
Sabrina mi ha tolto le parole di bocca…troppo buono ..! Ora che abbiamo la ricetta il caffé dopo pranzo lo prenderemo in forchetta!! 🙂
Ciao bella gambetta!
Laura
Ciao bella Lauretta.
Oddio che meraviglia questo caffè in forchetta.. il dessert perfetto a fine pasto! Te lo copierò di sicuro!
Bentornata nel mondo dei bipedi, e capisco bene il disincanto della fine di tutti quei piccoli grandi favori così carini.. sigh
Sono felice di essere di nuovo (quasi) bipede e sì adoravo essere coccolata…..come mi ero abituata bene. 😛
E' un pò quando aspetti un pargolo: sei in uno stato di grazie e niente e nessuno può rifiutarti niente :))
Quanto alle nonne, ho avuto le mie per un bel pò e molti ricordi, culinari e non, sono legate a loro
Questo dolce è proprio coccoloso come avere di fianco la propria nonna e poterla ancora abbracciare
Ciao Isabel
Magari Isabel, io le nonne le ho davvero cercate in tutte le figure femminili un pò agèe che ho incontrato e non sai quanto vorrei avere dei ricordi. Un bacio.
Un dolce confortante come i ricordi legati alle nostre nonne conosciute o immaginate!
…ps.da fare a razzo!
Una delle robe più buone mangiate negli ultimi tempi. E si che io non bevo caffè. Sono qui perché mi sto riscrivendo la ricetta per farlo ben presto. Baci tesoro.